Della vicenda di questa “cooperante internazionale”, di questa donna italiana, non si parla abbastanza.
Rapita il 22 ottobre scorso in Algeria mentre faceva il proprio lavoro, consistente nel portare speranza a chi sembra non averne, e non ancora liberata.
Nel mio piccolo vorrei dare un contributo per tenere viva l’attenzione su questa vicenda. Lo faccio con parole non mie, ma di Cristina, che su Twitter ha pubblicato una lettera emozionante, scritta di pugno, di getto, con l’irruenza di chi avverte il peso su un cuore (non necessariamente il proprio) e vuole cercare di toglierlo.
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