Racconto ispirato alla bellissima canzone di Lucio Dalla.
Anna aveva perso la speranza nel futuro. Non riusciva a fare altro che immaginarsi a vivere una vita a rincorrere la felicità, senza mai raggiungerla.
Si riteneva speciale, sapeva di esserlo. Eppure la sua essenza, la sua voglia di mostrare la propria capacità, si scontrava con la quotidianità dove le velleità d’artista si infrangevano contro scogli di bisogni primari, di bollette da pagare, di piatti vuoti sui quali mettere qualcosa.
Voleva vivere della sua arte, il canto, ma si ritrovava invece a sopravvivere con l’arte che aveva dovuto imparare: quella di arrangiarsi.
E pagava la sua voglia di indipendenza con il suo corpo, vendendolo a uomini che non avrebbero avuto il diritto nemmeno di guardarla, e che invece la violavano ogni notte. Meglio vendersi a un uomo, piuttosto che sottostargli. Questo pensava Anna. Questo era costretta a ripetersi ogni giorno.
Non voleva tornare indietro, arrendersi, sottostare al giogo di chi le avrebbe rinfacciato in eterno la sua scelta di vita.
Ma non voleva più nemmeno andare avanti così. Quella non era più vita, ma una drammatica sopravvivenza.
.
Marco Ogni mattina si chiudeva l’uscio alle spalle, e usciva senza alcuna meta perché qualsiasi cosa avesse trovato sarebbe state meglio di ciò che aveva lasciato in casa.
Gli amici del bar erano l’unico conforto, ma anche la trappola cui era rimasto incastrato.
Si stava assuefando alla loro unica presenza, e il desiderio di sentirsi parte di qualcosa, di condividere i propri desideri con qualcuno, aveva trasformato un gruppo di spiantati senza sogni nella sua unica occasione di socializzare.
Di lavoro non se ne trovava, e ci si doveva arrangiare di piccole cose spesso al limite della legalità, tanto per racimolare il necessario per una bevuta, o una serata in balera.
Marco non voleva continuare così, e si chiedeva spesso se fosse meglio vivere in quel modo, senza aspettative, o chiudere la partita per sempre. Se lo domandava ogni giorno.
.
Anna e Marco si incontrarono per caso, dentro una sala da ballo. Lei se ne stava schiva e timida seduta in compagnia di un’amica. Lui danzava come se volesse fare uscire un demone dal proprio corpo.
Lei lo osservò e sorrise. Lui incrociò il suo sguardo, prima con imbarazzo, ma poi ricambiò il sorriso.
Da quel giorno cominciarono a frequentarsi, e l’amicizia si trasformò in qualcosa di più profondo. Parlavano dei rispettivi problemi e delle frustrazioni. Ma insieme facevano anche progetti e immaginavano il loro futuro. Un futuro a due.
Anna e Marco sapevano che non avrebbero potuto capovolgere la loro vita da un giorno all’altro, ma al contempo gioirono poiché la voglia di viverla era tornata.
Raccolsero le loro poche cose e fuggirono da quel luogo e da ciò che rappresentava. Si prepararono a un lungo viaggio da affrontare insieme, verso un luogo chiamato sogno.
Bello e delicato… = )
Grazie!
Un racconto che riflette la speranza di un sogno! Mi piace, bravo Davide.
Grazie!
Ho cercato di rielaborare il testo di Dalla, mantenendo fede al messaggio che vi leggevo dentro.