Un piccolo estratto dal mio secondo libro, ancora in cantiere.
“Irene arrivò alla fine del marciapiede che costeggiava il primo binario e si apprestò a uscire dalla stazione ferroviaria del capoluogo emiliano, ma non volle farlo senza prima essere passata davanti al punto nel quale tanti anni prima mani sciagurate avevano collocato una maledetta bomba che aveva strappato via la vita a tante persone innocenti, e che avrebbe per sempre fatto ricordare quella data, il 2 agosto 1980, come il giorno della strage di Bologna.
Lei era ancora molto piccola all’epoca, e le venne in mente di come in quei giorni faticasse a capire il perché del dolore e della rabbia che vedeva dipingersi sul volto delle persone che le stavano attorno, ogni qualvolta un telegiornale offriva le immagini di quella tragedia che, ai suoi occhi di bambina, per fortuna, era così difficile da capire né poteva percepirne pienamente l’orrore. Ora, a distanza di ventisei anni, quei momenti tragici si mostravano ai suoi occhi attraverso lo squarcio nel muro della sala d’attesa di seconda classe, coperto da una lastra di vetro messa lì per proteggere la parete da chissà quale ulteriore affronto, ma che in realtà sembrava un cerotto trasparente cui toccava il difficile compito di impedire che i lembi di quell’orrenda spaccatura si allontanassero ulteriormente l’uno dall’altro…”