Ho nostalgia dei toni sfumati che si usavano un tempo. Di quelle parole sussurrate quasi con pudore, che dipingevano quadri dai colori tenui laddove invece si sarebbe potuto avere una tela a tinte scure, e colori tetri.
Ho nostalgia del garbo, delicatezza e riservatezza con cui dalle mie parti, a Bologna, si usava dire “sto poco bene” quando si aveva qualche malanno. Con l’ostinato ottimismo degli emiliani che rifiutano di pronunciare la parola “male” anche quando sarebbe lecito farlo.
Mi manca quel tempo in cui le persone provavano ancora vergogna, e avevano rispetto del privato. Di quello di chiunque. E nessuno avvertiva il bisogno o la voglia di condividere il proprio vivere quotidiano, che così restava qualcosa di misterioso, magico, etereo, chiuso dietro una porta.
Quel tempo in cui ben pochi volevano apparire, e tanti volevano soltanto essere.
I giorni d’oggi mi soffocano con la loro ipocrisia, e le mille maschere su altrettanti volti che incontro ogni giorno mi confondono.
Non si può fermare il tempo, e nemmeno riportarlo indietro. E francamente non lo vorrei nemmeno. Ma vorrei tanto che per un giorno, per un minuscolo e insignificante giorno, si potessero ascoltare ancora le voci di chi ci insegnava l’educazione con l’esempio, l’importanza del lavoro senza menzionare il denaro, il valore dei sentimenti senza versare una lacrima. E vorrei che la gente ascoltasse attentamente e si dimenticasse, anche se solo per un istante, del vuoto silenzio che il mondo oggi ci offre con tutte le sue parole.
Come hai ragione…
Bisogna tornare un po’ indietro e imparare di nuovo l’uso della
semplicità e della genuinità di vivere la vita
Il progresso ci ha tolto l’Anima
Un caro saluto
Senty
Ciao,
già ci ha tolto la gioia di godere delle piccole cose. E rispettarle
Un abbraccio