Ieri per lavoro stavo attraversando la Slovenia. All’ora di pranzo decido di non deliziarmi con le prelibatezze che si trovano nelle aree di sosta, anche perché non conosco l’equivalente sloveno del Camogli. Quindi esco dall’autostrada e raggiungo un vicino centro commerciale. Arrivo all’area gastronomia e vedo una vaschetta con un simpatico cartello sul quale faceva bella mostra di sé la scritta “Insalata di rizo”.
Nonostante l’errore di battitura (in fondo sono sloveni, almeno ci hanno provato), l’aspetto è invitante e quindi mi rivolgo alla commessa e dico: «mi dà un po’ di quella?» indicando il contenitore. Poi, pensando di essere gentile aggiungo «sa, io sono italiano, e spero di farle un favore dicendole che si dovrebbe scrivere “insalata di ri-so.” Mi guarda con un meraviglioso sorriso alla Buster Keaton e mi dice «noi qui in Slovenia lo scriviamo così.» (qui Spock, a voi astronave).
La spiegazione non mi basterebbe, ma la fame è tanta quindi lascio che mi riempia la vaschetta e mi lasci andare via. Ma alla prima cucchiaiata che solleva, una nuvola di vapore si stacca dalla massa di riso e si disperde nell’aria. Atterrito chiedo: «ma quell’insalata di ri-so è calda?»
Lei si blocca e solleva il cucchiaio e per un istante temo me lo voglia tirare. «Certo, l’insalata di ri-zo l’abbiamo preparata da poco ed è ancora calda, non si preoccupi.»
Sarà che questa cosa è proprio strana, sarà che ha un viso che attira gli schiaffi, ma stavolta non riesco a trattenermi: «ma l’insalata di ri-so è un piatto freddo! Le preparazioni a base di riso, servite calde, si chiamano risotti!» Le dico.
Senza indugio muove velocemente la fessura che sta tra quelle due protuberanza raggrinzite che sono al posto delle labbra: «qui in Slovenia la facciamo così.» (Qui Spock ad Astronave: passo e chiudo.)
A questo punto è guerra: «allora, cortesemente, visto che quell’insalata di ri-zo – che somiglia tanto a un risotto – è calda, la dovrebbe servire in un contenitore di alluminio, non in quella vaschetta di plastica che nasce per il frigorifero, e quindi potrebbe rilasciare pericolose sostanze nocive e…»
«Qui in Slovenia l’insalata di ri-zo, che qualcuno da fuori potrebbe erroneamente scambiare per un risotto, la serviamo così.»
Alla fine mi arrendo, non mi sembra il caso di contattare la nostra ambasciata per questa diatriba. Non questa volta almeno. Prendo la vaschetta ed esco.
Devo dire che non era nemmeno male. Forse il riso andava cotto una decina di minuti in meno, il sale andava aggiunto nell’acqua e non semplicemente passato il barattolo vicino al tegame, e il mais poteva avere un retrogusto di acciuga un po’ meno intenso, ma per il resto non era male.
Desideravo condividere questa mia esperienza per lanciare un messaggio: NON VISITATE LA SLOVENIA, o se proprio ci dovete andare state lontani dall’insalata di ri-so, perché quella, se non si è capito, la fanno come cazzo gli pare.
…. mai provare pietanze italiane all’estero!
Dopo l’esperienza di “spaghetti” al Cairo che formavano un solo blocco compatto e colloso nel piatto, preferisco sempre puntare su piatti locali tipici!! 😉
Concordo 🙂